Perché impegnarsi nell'Azione Cattolica parrocchiale

Perché impegnarsi nell’Azione Cattolica parrocchiale

 L’Azione cattolica italiana è, nel suo complesso, una realtà associativa vitale, con circa quattrocentomila iscritti. La sua organizzazione, definita dal suo statuto e da atti normativi a livello delle diocesi, ha nell’associazione parrocchiale, composta da tutti i laici di una parrocchia che aderiscono all’Azione Cattolica, la fondamentale articolazione di base.

 Anche nella parrocchia di S. Clemente Papa, il cui territorio si sviluppa nella zona di Montesacro-Valli, è stata istituita da molti anni un’associazione parrocchiale di Azione Cattolica. Essa si riunisce ogni martedì alle ore 17 ed anima la messa domenicale delle 9.

 Va rilevato che negli ultimi anni le nuove adesioni sono  state poche. E soprattutto sono mancate quelle delle persone più giovani. Probabilmente questo è stato dovuto al fatto che si è perduta consapevolezza della natura dell’impegno in Azione Cattolica, che, deve sottolinearsi, non è incompatibile con quello in altri gruppi o movimenti religiosi.

 L’Azione Cattolica è composta di laici che liberamente decidono di associarsi per diffondere i principi e valori di fede  sviluppando, in collaborazione organica con i vescovi, l’azione che propriamente ai laici compete secondo la loro esperienza specifica di partecipazione alla quotidiana vicenda della società umana.

 Un primo carattere dell’esperienza associativa in Azione Cattolica è che essa non è strutturata dalla direzione altrui. Non si svolge secondo un metodo prestabilito. Ogni iniziativa si compie sotto la responsabilità degli associati ed è individuata con metodo democratico. La democraticità dell’organizzazione associativa è un altro dei suoi caratteri fondamentali; essa è espressamente dichiarata nell’art.11 dello statuto.

 Il primo impegno che gli associati si assumono è quello della propria formazione personale e comunitaria, al fine specifico di “corrispondere all’universale vocazione alla santità e all’apostolato nella loro specifica condizione di vita”. In questo lavoro essi svolgono un ruolo attivo, non eterodiretto, tanto che il termine che mi pare lo definisca con più precisione è quello di autoformazione.

 Il secondo impegno è quello di manifestare nella società in cui gli associati vivono la concreta possibilità di scelte improntate allo spirito cristiano, compiute con propria personale responsabilità nell’ambito della società in cui gli associati sono inseriti.

 Il terzo impegno degli associati è quello dell’azione per diffondere i principi e valori di fede, portando nel quadro delle iniziative diocesane l’apporto specifico che deriva dalle loro esperienze di vita nella società civile e dalle loro competenze professionali.

 La particolarità dell’esperienza in Azione Cattolica è, direi, quella di valorizzare l’esperienza che ciascun associato ha della società civile in cui è inserito e la maturazione che egli ha raggiunto nello sforzo di rendere compatibili in concreto fede e vita. Si tratta inoltre di un’esperienza in un gruppo, ma quest’ultimo, in quanto organizzato democraticamente, si impegna a non sovrastare mai la personalità dell’associato. L’uniformità non è considerata un valore, se non sia il frutto di libere decisioni individuali condivise. La varietà delle esperienze e competenze di vita di ciascuno è invece considerata importante perché amplia le capacità di intervento nella società civile.

 Mi pare che vi siano nell’esperienza associativa in Azione Cattolica molti aspetti che la possono rendere interessante per chi voglia liberamente confrontarsi con altri nello sforzo di migliorarsi e di agire nella società per diffondere i principi di fede, andando oltre un ruolo puramente passivo nella vita religiosa.

  Mario Ardigò – associato dell’Associazione parrocchiale di Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente Papa – a Roma, quartiere Montesacro Valli