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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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Il sito della parrocchia:

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sabato 9 settembre 2017

Azione Cattolica: fede religiosa e democrazia

Azione Cattolica: fede religiosa e democrazia




di Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

INTRODUZIONE

1.  Viviamo, come società italiana, tempi impegnativi. Per ognuno lo è sempre la vita quotidiana. Si cambia, bisogna farsi largo, bisogna sopravvivere, si cerca di durare il più a lungo possibile e meglio che si può. Per ogni persona è così. Ma la riuscita degli sforzi individuali dipende in larga misura da come è la società. Il benessere è sempre un fatto collettivo. Innanzi tutto dipende dalle relazioni sociali. E poi certi obiettivi, come la possibilità di vivere sicuri, di avere un’istruzione, di avere una casa e un’alimentazione sufficiente, di poter svolgere un lavoro con una retribuzione sufficiente, di essere aiutati nella nei periodi in cui non si ha lavoro o non si può lavorare per malattia o vecchiaia, di potere fare sport, musica e altre attività interessanti, anche di praticare una religione, dipendono in gran parte da come è organizzata la società, a cominciare dalla sua economia, in cui tanta parte hanno le iniziative collettive, di enti pubblici e privati. Organizzare una società significa fare politica. Lo si può fare su grande e piccola scala. Non ci sono solo gli stati, i comuni e via dicendo. Ognuno di noi, interagendo con gli altri,  fa  politica, ad esempio nel palazzo dove abita, nel quartiere, nel circolo che frequenta, nel gruppo sportivo, e anche in una parrocchia. Ogni fatto collettivo influisce in maniera più o meno accentuata su altri fatti collettivi e modifica la società intorno. Poi si cerca anche di intervenire d’autorità, esercitando poteri pubblici, diramando ordini, sentenziando, preparando programmi, stabilendo regole. Ma come verranno accolti? Ogni società esprime una certa resistenza alle imposizioni. Per vincerla c’è la strada della persuasione o quella della violenza. Si cerca di fare in  modo di scoraggiare la violenza privata, ma allora si deve organizzare una certa misura di violenza pubblica. Ma quando quest’ultima supera un certo livello, la società diventa infelice. Accade anche quando non si riesce a limitare la violenza privata, ad esempio quella delle bande criminali. Ma come persuadere più gente possibile? A questo serve il dialogo politico, quello che riguarda l’organizzazione della società. Perché sia efficace occorre però fidarsi degli altri ed essere veramente convinti che insieme si possano trovare e soprattutto attuare soluzioni più efficaci sia ai mali sociali, sia ai mali privati che a quelli sociali sono tanto strettamente collegati. Per aver fiducia gli uni negli altri occorre conoscersi. Meglio ci si conosce, più ci si fida. Ma di chi? Se, conoscendo una persona, trovo che è cattiva, allora non dovrei fidarmi di lei. Perché magari ora  non è cattiva con me, ma solo con altri, ma potrebbe venire il momento in cui lo sarà anche con me. Chi è cattivo, chi è buono? Se lo chiedo, i miei interlocutori si trovano in imbarazzo a darmi una risposta. In altre epoche si era meno indecisi. Ma ogni epoca ha avuto i suoi criteri etici, per giudicare il buono e il cattivo. Nella nostra, appunto, si è più indecisi. Però decidersi è importante. Ecco, l’Azione Cattolica, fu fondata proprio per fare questo lavoro, politico in senso ampio. 
2. Di solito si racconta le sue origini risalgono ad un gruppo di giovani bolognesi che si costituì nel 1867. Si era in un’epoca molto impegnativa nella storia d’Italia. Si sottolinea l’aspetto religioso dell’iniziativa, ma, in realtà, la politica era il vero campo di impegno. Si stava completando l’unità nazionale. Il Regno d’Italia, sotto la dinastia piemontese dei Savoia, era stato proclamato nel 1861. Mancava Roma e i nazionalisti di vario orientamento, i monarchici ma anche i repubblicani di Giuseppe Mazzini (1805-1872), la volevano. A Roma e dintorni c’era il Papa, che era anche il sovrano di un piccolo regno nell’Italia centrale di allora, che dal 1860 si era ridotto più o meno al Lazio. Vi furono quindi movimenti di laici cattolici che si organizzarono come forza sociale di resistenza a difesa della monarchia pontificia. Nel 1870  lo Stato pontificio, il regno politico del Papa, fu conquistato militarmente dal Regno d’Italia. In quel momento era in corso a Roma un concilio ecumenico, il Concilio ecumenico Vaticano 11°. La città fu assaltata; a cannonate si fece una breccia nelle mura della città, un centinaio di metri a destra guardando Porta Pia. Ci furono combattimenti sanguinosi con morti e feriti tra glie eserciti contrapposti, ma i pontifici si arresero presto. L’anno seguente la capitale del Regno d’Italia fu trasferita a Roma e, per garantire la posizione e la missione del Papato, fu approvata una apposita legge, detta delle Guarentigie (=garanzie). Il Papato vietò ai cattolici la partecipazione alla politica nazionale, sotto pena di sanzione canonica e si considerò prigioniero in Vaticano.  
  Questi fatti suscitarono un’enorme impressione nella società cattolica italiana. Una parte dei cattolici era stati ed erano nazionalisti. Ma molti si schierarono a difesa del Papato, a sostegno delle sue rivendicazioni di restituzione del suo regno intorno a Roma. Naturalmente questo movimento ebbe motivazioni profonde e colte, che, in sostanza, proponevano l’idea che, senza quel piccolo regno, il Papato fosse menomato anche nella sua missione religiosa. Quindi la posizione politica intransigente verso i nazionalisti monarchici e repubblicani, verso l’ideologia liberale che in genere era da loro seguita, verso i nuovo regno unitario italiano, ebbe anche profonde motivazioni religiose. Senza un Papato veramente indipendente, si sosteneva, anche la civiltà del popolo italiano, che tanto era legata alla fede religiosa, ne sarebbe uscita scossa, alterata. Si pensò, ed era la prima volta che accadeva, di suscitare un vasto moto di resistenza nel popolo a difesa delle ragioni del Papato, non solo con un’azione di propaganda culturale, ma con un ampio programma di azioni sociali, sull’esempio di ciò che si stava facendo in tutta Europa a quell’epoca, in particolare ad opera dei movimenti socialisti, in particolare per sostenere e istruire i lavoratori dipendenti delle città e delle campagne, ad esempio con  mutue  per assisterli nella disoccupazione o nelle malattie, con  cooperative  di lavoro. Si cercò di dare un coordinamento nazionale a tutte queste iniziative creando un’organizzazione specifica, l’Opera dei Congressi, costituita nel 1974, con articolazione centrale e locale, strettamente legata al Papa, sebbene non fosse una sua emanazione. C’era tutta questa attività sociale a sfondo religioso, che comprendeva anche un capillare lavoro di formazione culturale e propriamente politico, nel senso appunto di un atteggiamento  intransigente  verso il nuovo stato unitario italiano. Ma l’intento principale era politico.
  Scrive Arturo Carlo Jemolo (1891-1981), professore di diritto ecclesiastico (che riguarda le norme degli stati che regolano i rapporti con la Chiese)  e storico, uno dei maggiori esponenti del mondo cattolico italiano, in Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni,  Einaudi, 1948 (1° ed.) - 1963 (ed. riveduta e ampliata) [richiede una formazione di tipo universitario]:
[pag.13] «La prima metà del secolo era quasi consumata allorché, il 1 giugno 1846, si spegneva Gregori XVI [16°]; già s’intravedevano le caratteristiche della storia della Chiesa nell’Ottocento quali si sarebbero profilate allo storico futuro.
  Non grandi  controversie teologiche, né aspri dibattiti dottrinali, né contrapposizione di scuole a scuole; neppure lotte tra Ordini religiosi, o tra clero secolare e clero regolare.
[…]
  In nessuno di questi campi la storia della Chiesa dell’Ottocento avrebbe presentato episodi emozionanti, aspri contrasti, com’eransi dati in altri secoli, La Chiesa avrebbe incontrato in vece le sue ore più difficili nei rapporti con gli Stati. Di fronte alle ideologie politiche, ai partiti che le incarnano, alle leggi per realizzarle, la Chiesa avrebbe dovuto prendere posizione; e qui avrebbe affrontato battaglie, forse toccato dure sconfitti.
 L’Ottocento appariva ormai come il secolo contraddistinto  dal contrasto delle ideologie politiche. Due fondamentali di fronte. Quella che era ancora la prosecuzione dell’enciclopedismo  e dell’illuminismo, realizzatisi in struttura politica nella Rivoluzione francese, e che, a ragione o a torto, […] si considerava  avesse avuto ad erede l’impero napoleonico e, dopo la sua caduta, quanto ne serbavano rimpianto. E l’ideologia che affermava i valori del cattolicesimo, quelli della tradizione, anzitutto della tradizione monarchica; che nel re legittimo, alleato con la Chiesa, scorgeva il caposaldo  per l’opera di ricostruzione, di cui appariva urgente il bisogno ai suoi fautori; ricostruzione degl’istituti, delle leggi, delle grandi linee della struttura politica, del sistema dei rapporti tra popoli, e soprattutto dell’uomo interiore e di ciò che lo forma: scuola, metodi di educazione, stessa disciplina familiare, ambiti tutti in cui occorreva rimediare all’opera deleteria svoltasi a partire dal Settecento.”
  Con la fine del suo regno nell’Italia centrale il Papato si vide minacciato nella sua missione religiosa, in Italia e nel mondo, e vide minacciata la stessa civiltà degli italiani. Bisogna infatti ricordare che il  nazionalismo italiano, di impostazione fondamentalmente liberale, era divenuto piuttosto anticlericale nel contrapporsi alle pretese politiche del Papato di mantenere quel regno. Quindi vennero incoraggiate quelle aggregazioni laicali confluite nell’Opera dei Congressi, che presto divennero l’equivalente di un potente partito politico, di impostazione   politica  intransigente verso le nuove istituzioni unitarie e verso la politica nazionale che le sosteneva. Ad esse il Papato diede uno straordinario manifesto ideologico, un documento di natura programmatica che disegnava un progetto di riforma dell’intera società, avendo di vista in particolare la situazione italiana: l’enciclica  Rerum Novarum - Le Novità  diffusa nel 1891 dal papa Vicenzo Gioacchino Pecci, regnante ormai solo in religione con il nome di Leone XIII (fino al papa Francesco, i papi continuarono l’uso di attribuirsi un nome da monarchi capi di stato, con il numero ordinale a fianco: primo, secondo…). A questo punto i cattolici italiani divennero una forza politica molto agguerrita, con una struttura capillare sul territorio e una forte ideologia, divenuta obbligatoria, parte della dottrina, appunto una  dottrina sociale,  un vasto programma di riforma sociale a cui diedero il loro contributo, per svilupparlo, ingegni di grande rilievo, come l’economista e sociologo   beato  Giuseppe Toniolo (1845-1918). Ma, passando gli anni dalla conquista dello Stato pontificio, ci si rese conto che l’atteggiamento  intransigente,  che comportava il divieto di partecipare alla politica nazionale eleggendo e presentandosi come candidati, non consentiva di cogliere le opportunità offerte dall’ordinamento democratico del Regno d’Italia, un regno  costituzionale, in cui l’indirizzo politico dello stato era determinato anche da una camera elettiva, la Camera dei deputati, oltre che da un Senato  integralmente di nomina regia e a vita. I giovani soprattutto proposero di organizzare una partecipazione democratica  alla vita politica nazionale, secondo principi  sociali  orientati dalla fede, in linea con la dottrina sociale. Ciò avrebbe richiesto maggiori spazi di autonomia dei laici nelle cose della società. Quest’idea, della possibilità di una  democrazia cristiana, fu duramente respinta dal Papato, con un’enciclica diffusa nel 1901 dallo stesso Papa della Rerum Novarum,  il Pecci - Leone 13°,  la Graves de communi re - Le serie divergenze [sulle questioni sociali] [su <vatican.va> solo nel testo inglese - traduzione italiana in <http://www.totustuustools.net/magistero/l13grave.htm>]. Alle correnti democratiche cristiane  si opposero duramente, nell’Opera dei Congressi, quelle  intransigenti. L’ideologia democratico cristiana fu presto confusa e assimilata con il modernismo, il movimento essenzialmente culturale per un rinnovamento della cultura religiosa nel cattolicesimo, in particolare nell’interpretazione dei testi sacri, colpito radicalmente e senza tregua in quella che fu l’ultima persecuzione religiosa attuata storicamente dal Papato.  Non ottenendosi una tacitazione delle correnti democratiche cristiane, il Papato assunse l’iniziativa di organizzare, in sostituzione dell’Opera dei Congressi che fu sciolta d’autorità nel 1904, una nuova organizzazione, che comprese anche una sezione propriamente politica, denominata Unione elettorale.  L’iniziativa prese inizio con l’enciclica Fermo proposito,  diffusa nel 1905 dal papa Giuseppe Sarto, regnante in religione come Pio 10°, che potete leggere in
http://w2.vatican.va/content/pius-x/it/encyclicals/documents/hf_p-x_enc_11061905_il-fermo-proposito.html
nella quale è scritto:
«Importa inoltre ben definire le opere intorno alle quali si devono spendere con ogni energia e costanza le forze cattoliche. Quelle opere devono essere di così evidente importanza, così rispondenti ai bisogni della società odierna, così acconce agli interessi morali e materiali, soprattutto del popolo e delle classi diseredate, che mentre infondono ogni migliore alacrità dei promotori dell’azione cattolica pel grande e sicuro frutto che da sé medesime promettono, siano insieme da tutti e facilmente comprese ed accolte volonterosamente. Appunto perché i gravi problemi della vita odierna sociale esigono una soluzione pronta e sicura, si desta in tutti il più vivo interesse di sapere e conoscere i vari modi onde quelle soluzioni si propongono in pratica. Le discussioni in un senso o nell’altro si moltiplicano ogni dì più e si propagano facilmente per mezzo della stampa. È quindi supremamente necessario che l’azione cattolica colga il momento opportuno, si faccia innanzi coraggiosa e proponga anch’essa la soluzione sua e la faccia valere con propaganda ferma, attiva, intelligente, disciplinata, tale che direttamente si opponga alla propaganda avversaria. La bontà e giustizia dei principi cristiani, la retta morale che professano i cattolici, il pieno disinteresse delle cose proprie non altro apertamente e sinceramente bramando che il vero, il solo, il supremo bene altrui, infine l’evidente loro capacità di promuovere meglio degli altri anche i veri interessi economici del popolo, è impossibile non facciano breccia sulla mente e sul cuore di quanti ascoltano e non ne aumentino le file, fino a renderli un corpo forte e compatto, capace di resistere gagliardamente alla contraria corrente e di tenere in rispetto gli avversari.
Tale supremo bisogno avvertì pienamente il Nostro Antecessore di beata memoria Leone XIII, additando soprattutto nella memoranda Enciclica Rerum Novarum" ed in altri documenti posteriori, l’oggetto intorno al quale precipuamente doveva svolgersi l’azione cattolica, cioè "la pratica soluzione a seconda dei principi cristiani della questione sociale". Noi pure, seguendo così sapienti norme, col Nostro Motu proprio del 18 Dicembre 1903 abbiamo dato all’azione popolare cristiana, che in sé comprende tutto il movimento cattolico sociale, un ordinamento fondamentale che fosse quasi la regola pratica del lavoro comune ed il vincolo della concordia e della carità. Qui dunque ed a questo scopo santissimo e necessarissimo devono anzitutto aggrupparsi e solidarsi le opere cattoliche, varie e molteplici nella forma, ma tutte egualmente intese a promuovere con efficacia il medesimo bene sociale.
[…]
l’odierno ordinamento degli Stati offre indistintamente a tutti la facoltà di influire sulla pubblica cosa, ed i cattolici, salvo gli obblighi imposti dalla legge di Dio e dalle prescrizioni della Chiesa, possono con sicura coscienza giovarsene, per mostrarsi idonei al pari, anzi meglio degli altri, di cooperare al benessere materiale civile del popolo ed acquistarsi così quell’autorità e quel rispetto che rendano loro possibile eziandio di difendere e promuovere i beni più alti, che sono quelli dell’anima.
Quei diritti civili sono parecchi e di vario genere, fino a quello di partecipare direttamente alla vita politica del paese rappresentando il popolo nelle aule legislative. Ragioni gravissime Ci dissuadono, Venerabili Fratelli, dallo scostarsi da quella norma già decretata dal Nostro Antecessore di s. m. Pio IX e seguita poi dall’altro Nostro Antecessore di s. m.Leone XIII durante il diuturno suo Pontificato, secondo la quale rimane in genere vietata in Italia la partecipazione dei cattolici al potere legislativo. Sennonché altre ragioni parimenti gravissime, tratte dal supremo bene della società, che ad ogni costo deve salvarsi, possono richiedere che nei casi particolari si dispensi dalla legge, specialmente quando voi, Venerabili Fratelli, ne riconosciate la stretta necessità pel bene delle anime e dei supremi interessi delle vostre Chiese e ne facciate dimanda.
Ora la possibilità di questa benigna concessione Nostra induce il dovere nei cattolici tutti di prepararsi prudentemente e seriamente alla vita politica, quando vi fossero chiamati. Onde importa assai, che quella stessa attività, già lodevolmente spiegata dai cattolici per prepararsi con una buona organizzazione elettorale alla vita amministrativa dei Comuni e dei Consigli provinciali, si estenda altresì a prepararsi convenientemente e ad organizzarsi per la vita politica, come fu opportunamente raccomandato con la circolare del 3 dicembre 1904 alla Presidenza generale delle Opere economiche in Italia. Nello stesso tempo dovranno inculcarsi e seguirsi in pratica gli altri principi che regolano la coscienza di ogni vero cattolico. Deve egli ricordarsi sopra ogni cosa di essere in ogni circostanza e di apparire veramente cattolico, accedendo agli offici pubblici ed esercitandoli col fermo e costante proposito di promuovere a tutto potere il bene sociale ed economico della Patria e particolarmente del popolo, secondo le massime della civiltà spiccatamente cristiana e di difendere insieme gli interessi della Chiesa, che sono quelli della Religione e della giustizia.
[…]
Ci resta a toccare, Venerabili Fratelli, di un altro punto di somma importanza, ed è la relazione che tutte le opere dell’azione cattolica devono avere rispetto all’Autorità ecclesiastica. Se bene si considerano le dottrine che siamo andati svolgendo nella prima parte di queste Nostre Lettere, si conchiuderà di leggieri, che tutte quelle opere che direttamente vengono in sussidio del ministero spirituale pastorale della Chiesa e che si propongono un fine religioso in bene diretto delle anime, devono in ogni menoma cosa essere subordinate all’autorità dei Vescovi, posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio nelle diocesi loro assegnate. Ma anche le altre opere, che, come abbiamo detto, sono precipuamente istituite a ristorare e promuovere in Cristo la vera civiltà cristiana e che costituiscono nel senso spiegato l’azione cattolica, non si possono per niun modo concepire indipendenti dal consiglio e dall’alta direzione dell’Autorità ecclesiastica, specialmente poi in quanto devono tutte informarsi ai principi della dottrina e della morale cristiana; molto meno è possibile concepirle in opposizione più o meno aperta con la medesima Autorità. Certo è che tali opere, posta la natura loro, si debbono muovere con la conveniente ragionevole libertà, ricadendo sopra di loro la responsabilità dell’azione, soprattutto poi negli affari temporali ed economici ed in quelli della vita pubblica amministrativa o politica, alieni dal ministero puramente spirituale. Ma poiché i cattolici alzano sempre la bandiera di Cristo, per ciò stesso alzano la bandiera della Chiesa, ed è quindi conveniente che la ricevano dalle mani della Chiesa, che la Chiesa ne vigili l’onore immacolato e che a questa materna vigilanza i cattolici si sottomettano, docili ed amorevoli figliuoli.»
  Ho trascritto questa lunga citazione dell’enciclica, mettendo a dura prova la pazienza dei miei lettori, perché i principi contenuti nei brani citati sono  state le norme che hanno regolato l’azione civile e politica dei cattolici italiani fino al Concilio Vaticano 2° (1962-1965). E’ sostanzialmente lo statuto di una potente organizzazione politica popolare che non poteva  dirsi propriamente partito politico  solo perché mancava di vera autonomia laicale ed è interamente soggetta alla supremazia di Papa e vescovi. Anticipo che la situazione è molto cambiata, nel senso del realizzarsi di quella autonomia, con il nuovo statuto dell’Azione Cattolica approvato nel 1969, per renderlo conforme ai principi di azione sociale stabiliti nel Concilio Vaticano 2°.  Ma anche ora  l’Azione Cattolica non è un partito politico, perché  non  è strumento  di alcuna politica, non è partito del papa  né  partito dei cattolici, non sacralizza  alcun orientamento politico, ma è agente di formazione politica per preparare le persone di fede a coniugare, in autonomia e libertà, sapienza e dottrina, dialogando i società, nella pluralità delle opzioni possibili, azione sociale e politica e carità in senso religioso, quindi per capire come riempire politica e azione sociale dei valori di fede. Questo il senso della scelta religiosa  fatta dall’associazione, con il consenso dei vescovi italiani, con l’approvazione del nuovo statuto del 1969, sotto la presidenza di Vittorio Bachelet (1926-1890).
 Nel 1906, l’anno seguente l’enciclica Fermo proposito, furono approvati  i nuovi statuti dell’Azione Cattolica, costituita da quattro organizzazioni: l’Unione popolare, l’Unione economico sociale, l’Unione elettorale   e la Società della gioventù cattolica.  Il disegno si completò nel 1908 con l’Unione donne cattoliche italiane,  che ebbe un grandioso sviluppo dopo la Prima Guerra mondiale (1914-1918). E’ a questa epoca che risale la  nostra  Azione Cattolica. Uno dei principali architetti di questo disegno organizzativo fu il beato Giuseppe Toniolo. Questo potente movimento sociale venne indirizzato alla riforma sociale  secondo principi di fede e organizzò una grandioso e capillare lavoro di formazione politica popolare, di massa, che coinvolse anche le donne, in epoca in cui esse non potevano ancora votare (in Italia poterono farlo per la prima volta solo nel 1946). Sempre più passò in secondo piano la  questione romana, le pretese politiche  del Papato ad un proprio regno in Italia vennero infine risolte, in maniera ritenuta disonorevole da diverse grandi anime  del cattolicesimo italiano, ma comunque risolte, nel 1929, con i Patti lateranensi, accordi con il Regno d’Italia che in quell’occasione fu rappresentato dal capo del governo di allora, Benito Mussolini, fondatore del regime fascista storico, con la creazione di un simulacro di stato in Vaticano, denominato Città del Vaticano, dove tutt’oggi è arroccata la corte pontificia. In nessun modo esso è il successore dello Stato pontificio. Dovrebbe servire solo a rendere indipendente il Papato dalle pretesi degli stati del mondo. Ma il Papato partecipa nella comunità internazionale, ad esempio mandando propri ambasciatori (detti Nunzi) e ricevendo quelli degli stati, non come sovrano della Città del Vaticano, ma proprio in quanto Papato, e ciò per millenaria tradizione storica.
  Nell’Azione cattolica italiana maturò la lenta assimilazione culturale della politica democratica da parte dei cattolici italiani.
 Una prima tappa fu l’organizzazione, nel 1919,  di un vero e proprio partito politico, distinto dall’Azione cattolica e dalla Chiesa cattolica, con responsabilità propria dei propri aderenti, per un disegno di riforma sociale nel senso indicato dalla dottrina sociale, il Partito popolare, sciolto d’autorità, con altri partiti democratici, nel 1926 dal regime fascista.
  Dal 1930, con l’enciclica Quadragesimo anno - Il quarantennale,  diffusa nel 1931 dal papa Achille Ratti, regnante come Pio 11°, documento che contiene anche la formulazione dell’importantissimo principio di  sussidiarietà, sul quale, con la collaborazione determinante di politici cattolici, fu fondata la nostra nuova Europa, il Papato accreditò il regime fascista, al quale i cattolici italiani furono spinti a collaborare. Il tirocinio democratico rimase proprio, in Azione Cattolica, quasi solo di alcune organizzazioni ristrette, come la FUCI - gli universitari cattolici - e i Laureati cattolici, in particolare sotto la cura religiosa di Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo 6°. Questo orientamento mutò radicalmente di fronte alle catastrofi sociali provocate dalla Seconda Guerra Mondiale.
 Dagli anni ’30 le organizzazioni  intellettuali  dell’azione Cattolica, costituite nella storia dell’associazione, progettarono il superamento del regime fascista, e, in particolare una nuova costituzione e nuovi indirizzi politici. Cattolici provenienti dall’Azione Cattolica furono protagonisti nella guerra civile combattuta contro le ultime manifestazioni del regime fascista, dal 1945 al 1945 e della creazione della Repubblica democratica. Essi crearono il partito politico, denominato  Democrazia Cristiana,  che, dal 1946 al 1994, resse le coalizioni di governo, prima di orientamento  centrista  e poi di centrosinistra,  con la partecipazione di partiti socialisti, attuando parte delle riforme sociali disegnate nella nuova Costituzione repubblicana, scritta e approvata, con il contributo determinante di cattolici provenienti dall’Azione Cattolica, negli anni 1946 e 1947 ed entrata in vigore il 1 gennaio 1948.  Il successo di tale partito fu determinato dall’appoggio del Papato, che, con una serie di radiomessaggi natalizi tra il 1941 e il 1944 del papa Eugenio Pacelli - Pio 12° (tutti pubblicati sul sito <vatican.va>), in piena Seconda guerra mondiale,  defascistizzò l’orientamento politico dei cattolici italiani, spingendoli a partecipare a una riforma costituzionale e sociale democratica, realizzata con la nostra Costituzione repubblicana, piena di principi desunti dalla dottrina sociale.
  La svolta democratica  dell’Azione Cattolica fu consolidata nel 1969 con il nuovo statuto, nel quale l’associazione è definita  palestra di democrazia.
3. Mi sono dilungato su riferimenti storici per far capire che  l’Azione Cattolica italiana è cosa molto diversa da come spesso la si pensa superficialmente, assimilandola ad altre associazioni e movimenti a sfondo religioso.
   Nella nostra parrocchia quest’anno partirà  l’Azione Cattolica Ragazzi - ACR. Ci saranno altri ragazzi, poco più anziani di quelli dell’ACR, che faranno da educatori. Si faranno delle domande sull’Azione Cattolica. I ragazzi dell’ACR cresceranno presto e anche loro si faranno domande analoghe. Ecco, ho cercato di spiegare  che cos’è l’Azione Cattolica. Ma anche di rendere un’idea del lavoro che c’è da fare in società. Perché a quello ci chiamano, con particolare intensità oggi, il Papa e i vescovi.
 La società vive tempi impegnativi: così ho iniziato. Ci sono problemi sociali che creano dolore e difficoltà nelle vite delle persone.  Per pensare e realizzare soluzioni serve gente preparata ed eticamente ben indirizzata. Quindi gente  competente  e buona, capace di collaborare con l’altra gente competente  e  buona   che c’è, per cambiare sapientemente ciò che non va, dialogando con gli altri, persuadendoli a seguire le vie buone e coinvolgendoli in questo lavoro che è, ancora,  riforma sociale.  Formarla fin dai giovanissimi, educarla, completarne la preparazione anche da adulta, cercando di suscitare e diffondere, in un lavoro collettivo che è anche e principalmente di auto-formazione, visioni realistiche, affidabili, di ciò che accade e progetti di soluzione, è parte del lavoro di Azione Cattolica. In una prospettiva che, ormai, non riguarda più solo l’Italia, o l’Europa, ma addirittura il mondo interno, secondo le indicazioni che troviamo nell’enciclica Laudato si’, diffusa nel 2015 dal papa Francesco.
  Ho cercato anch’io di fare la mia parte, negli anni passati.
   Nei tre post che precedono, pubblico, raccolte in un unico documento, mie riflessioni, svolte sul blog <acvivearomavalli.blospot.it> dal settembre 2012 all’agosto 2016, che  possono essere utili a quel lavoro da fare in Azione Cattolica, in particolare in un gruppo locale di impegno  collettivo che voglia avere una certa consapevolezza storica.
  Ne autorizzo il libero utilizzo in qualunque forma, senza onere di indicarne l’autore. Come ho scritto presentando un mio precedente lavoro, restituisco ciò che ho ricevuto in un lungo periodo di formazione prima nella nostra parrocchia, poi tra gli scout cattolici, in FUCI e infine del Movimento Ecclesiale di impegno Culturale, l’attuale denominazione degli antichi  Laureati cattolici.  
  Consiglio a tutti di avere sotto mano il libro di storia dell’ultimo anno delle scuole medie frequentata, inferiori o superiori. A quelli che non l’hanno più in casa, consiglio di procurarsi l’ultima edizione del volume 3 del testo Nuovi Profili Storici - Con percorsi di documenti e di critica storica  di Andrea Giardina, Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto, Editori Laterza, €40,50, un testo per i licei.
  Per aggiornarsi rapidamente si possono utilizzare:
http://www.treccani.it/enciclopedia/
e
http://www.treccani.it/biografico/index.html